Oggi, 28 febbraio, è la Giornata Internazionale delle Malattie Rare istituita nel 2008 per sensibilizzare la comunità internazionale sul tema delle patologie rare, cioè quelle la cui prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una soglia stabilita (in UE la soglia è fissata allo 0,05% cioè 5 casi ogni 10.000 persone). 
Le persone colpite da una malattia rara possono essere poche, ma complessivamente i malati rari sono molti, tanto che si stima che nell’Unione Europea più di 30 milioni di persone potrebbero essere colpite da una delle oltre 6.000 malattie rare ad oggi conosciute. 
Tra queste c’è l’Algodistrofia, una patologia multisintomatica dovuta ad una stimolazione anomala del sistema nervoso ancora difficile da diagnosticare e da trattare. Le cause dell’Algodistrofia, infatti, sono perlopiù sconosciute, anche se spesso interviene dopo un evento traumatico ad un nervo o ad un tessuto molle o dopo la rimozione di un gesso. 
Nella forma più tipica, l’Algodistrofia si manifesta con un dolore regionale a livello degli arti (mani, spalle, piedi) che può essere accompagnato da edema, cambiamento di temperatura nella parte interessata, variazione della sensibilità e sudorazione eccessiva. Si tratta di manifestazioni aspecifiche e generiche che possono quindi essere facilmente confuse con altre malattie. 
Per questo è importante rivolgersi ad un medico con tempestività per arrivare quanto prima ad una corretta diagnosi. Per farlo particolarmente importanti sono le indagini strumentali come ad esempio la scintigrafia ossea che rappresenta la metodica diagnostica in grado di fornire con maggiore precocità informazioni utili per riconoscere l’Algodistrofia. 
Una volta diagnosticata la patologia, è fondamentale un’azione terapeutica immediata per arrestare i sintomi ed evitare la cronicizzazione della malattia. Il primo passo al quale devono mirare le terapie è innanzitutto l’interruzione del sintomo doloroso attraverso l’assunzione di medicinali. I farmaci, tuttavia, possono rivelarsi non del tutto efficaci e per questo sono spesso accompagnati da altri trattamenti quali ed esempio la magnetoterapia. La terapia magnetica, infatti, è considerata estremamente utile nei casi di Algodistrofia. Il suo accentuato effetto antalgico, soprattutto nelle frequenze più alte, la rende particolarmente indicata per alleviare ogni tipo di dolore, compreso quello legato a questa patologia. Le onde elettromagnetiche, inoltre, intervengono sulla zona interessata sfiammandola, ossigenando e rigenerando le cellule e migliorando la performance motoria. Per i movimenti, molto importante è anche la fisioterapia, alla quale si può ricorrere per evitare danni legati al non utilizzo o al cattivo utilizzo della parte del corpo colpita dalla patologia. 
 

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